venerdì 12 novembre 2010

I Manifesti Tecnici: Manifesto della Nuova Non Oggettività


 
Mai prima d’oggi l’uomo si era trovato di fronte a una situazione di s-naturalizzazione totale come ai nostri giorni. La civiltà tecnologica ha per la prima volta sconvolto il normale rapporto uomo-natura, frantumato definitivamente il consueto concetto di spazio oggettivo, e consolidato il senso della perdita e dell’assenza. Queste iniziali considerazioni ci impongono un cambiamento sostanziale, una presa di coscienza sul modi di pensare, nel creare o produrre arte. Da questo nuovo stato della coscienza nasce un’arte nuova, profondamente inoggettiva, spazialmente impalpabile e sospesa, una realtà particolarmente visionaria che rifiuta totalmente l’immagine oggettiva e consueta del reale,visto che ha perso i connotati definitivi di fisicità. Dopo secoli di ricerche sull’oggetto, finalmente,l’arte come linguaggio sintetico della società dei consumi si de-materializza e va verso una realtà “altra”, inoggettiva, essenzialista, sotterranea, trasgressiva, fortemente polemica nei confronti di una società che ha perso i punti di riferimento e che crea la costrizione, il grande vuoto dell’uomo contemporaneo. Bisogna costruire una visione che sia complessa e adeguata alla complessità della società. Ormai, non c’è più scenario, il cielo e la terra si sono fatti lontani. La tirannide dell’attualità ha contratto a tal punto la dilatazione del tempo e dello spazio da rendere difficile il vivere. L’esplorazione di zone oltre la stratosfera della terra hanno rivoluzionato i concetti normali di spazio, di spazio prospettico,di spazio reale. Lo spazio non è più un vuoto che aspetta di essere colmato e vitalizzato. L’esplorazione dello spazio cosmico ha creato una contrazione dello spazio infinito. Guidare l’automobile lungo una autostrada è diventato sinonimo di un andare in “nessun luogo” verso il “non spazio”. I nuovi satelliti che vengono lanciati nello spazio, visti in televisione sembrano, una volta in orbita, ghiacciati, girano attorno alla terra secondo orbite prestabilite,si muovono in un vuoto congelato senza andare in nessun luogo. Lo spazio stratosferico fa galleggiare e allo stesso tempo travolge gli uomini senza gravità, fa apparire l’uomo inutile. L’aumento di velocità nella nostra vita e nei nostri scambi ha generato una concezione spaziale tutta proiettata nel vuoto spaziale e nell’assenza dell’essere. In questa prospettiva deviata, attraverso il nuovo concetto di “non spazio” si produce una contrazione, una accelerazione del tempo, una deformazione nuova che somiglia alla compressione che subiscono le immagini inviate via satellite. Nasce così, una dimensione totalmente nuova, che rifiuta il consueto concetto di spazio tradizionale, che preferisce abitare nei meandri oscuri e ignoti dell’ assenza delle cose, che tenta, in definitiva, di proiettarsi in uno spazio mentale che ha poco che fare con la visione ottica e prospettica delta tradizione. Ciò che è mutato il modo di vivere, occorre che l’arte si pensi in relazione al tempo. il tempo non è una realtà, ma una metamorfosi di figure,e ogni intreccio può diventare una costruzione, quando, però, la proposizione aurea perde 1a giusta misura, il campo tra presente e futuro si dilata s-misuratamente, così, il reale si trasforma in essenza dei. visibile e assenza come perdita del puro oggettivo. Ornai nulla è misurabile, non esistono più neanche modelli stabili. In questa condizione disumana dell’esistenza, leggere angosce e uno strisciante malessere velato di silenzio, generano una visione nuova che trasforma il veduto in visionario inoggettivo; una visione fortemente allusiva e metaforica che tenta di strappare, almeno qualche briciola di senso, di identità. negata. Si va formulando una nuova estetica, non pia semplicemente realistica o astratta; una realtà “non reale”, una nuova dimensione esistenziale a livello energetico che porta a visualizzare l’energia come presenza immateriale/materializzata delle cose. L’energia intesa come metafora della vita esistenziale, diventa motivo poetico dell’impossibilità oggi,di cogliere l’essenza vera del reale che continua a sfuggire,così, la vera immagine del tempo e dello spazio in sottile tensione, si tuffa nel buio, ‘vaga come flusso cosmico oltre il mero visibile e verso il non oggettivo, tentando di liberare le sue qualità più segrete. Un universo energetico, quindi, che vive dentro i luoghi “Geometrici” del flusso cosmico. In questa nuova dimensione si consolida il principio della mutabilità e della relatività spaziale. Ormai la visione di tipo prospettico non ha più senso, dal momento che non esiste un centro e neanche una messa a fuoco del reale. La nuova arte consiste nel dare il sentimento di profondità. spaziale e immaginativa con quasi niente. Siamo per il non racconto e per la crisi del realismo narrativo come per la pura astrazione geometrica o concettuale. Siamo convinti che possono coabitare, benissimo, forme riconoscibili con forme deformate o non riconoscibili, che variamente combinate, creano la nuova dimensione inoggettiva del reale, tra presenza e assenza, tra essenza e zona non cosciente, tra senso logico e vertigine. Questa nuova concezione porta ad una figurazione di una situazione o di un momento utilizzando forme frammentate secondo associazioni che scandagliano i diversi livelli della memoria, in uno spazio disarticolato senza vie d’uscita. Forme, ormai irreparabilmente straniate,che si dissolvono o emergono come ossessive apparizioni, in un contesto che non ha più niente di oggettivo. Una condizione “negata”, dove ad addensamenti si contrappongono allontanamenti all’infinito e, quindi, a lacerti di oggettività; zone apparentemente vuote, ma intese come forme dissolte di cose, in una situazione alienata, carica di troppi intrecci di memoria  non controllati.