domenica 14 novembre 2010

LA CRITICA: Anna Boschi

(Dentro e Fuori l'Avanguardia)
di G. Bonanno

Saggi critici e recensioni su: Kengiro Azuma, Francis Bacon, Paolo Barrile, Carlo Carrà, Marc Chagall, Jean Dubuffet, Franco Francese, Antonio Freiles, Max Huber, Gabriele Jardini, Osvaldo Licini, Ruggero Maggi , Kazimir Malevic, Mattia Moreni, Idetoshi Nagasawa, Emil Nolde, Mimmo Paladino, Pino Pascali, Mario Raciti, Roberto Sanesi, Francesco Somaini, Chaim Soutine, Graham Sutherland, Jorrit Tornquist, Willy Varlin, Wols.






"WUNDERKAMMER / VISUAL POETRY"

Frammenti in-consci,

tra segno, spazio e poesia.


Anna Boschi, per oltre un quarantennio di attività artistica ha utilizzato in modo assiduo la linea, il collage e il colore. E’ stata  da sempre attratta  dalla  parola e dai materiali;  un tempo le sue “scritture” contenevano lo stratificarsi di carte e frammenti di giornale in una sorta di oscuri  “sudari  anemici” che misteriosamente  affioravano in attesa  di un possibile svelamento. Pagine scritte e frammenti di poesia messa  per un momento a decantare, scrittura come traccia ermetica di un messaggio poetico non del tutto svelato e in quando tale  teso in una dimensione  ancora provvisoria. Garze come frammenti di  intime passioni, come pagine di un libro in cui la scrittura, timidamente s’insinua tra le trame dell’immacolato tessuto per integrarsi in sofferto ma intenso rapporto comunicativo.
L’artista emiliana inizia l’attività artistica alla fine degli anni sessanta approdando  ben presto ad un linguaggio   maturo incentrato essenzialmente sul rapporto segno-scrittura e parola-immagine.  Segni come di una  scrittura stratificata tracciata per “appunti”. Le opere della fine degli anni novanta li chiamava “scritture” per questa sorta di  proficua interazione tra la parola e la pagina scritta. Definiamola pure “Nuova Scrittura, Poesia Visiva, Visual Poetry”, sta di fatto che la “parola poetica”  nelle diverse e possibili variazioni ha la possibilità di essere incisiva e di grande impatto espressivo con la conseguente capacità di inabissarsi  a livelli  più profondi  per poi ri-emergere in dinamiche  del tutto inaspettate e imprevedibili.  Lamberto Pignotti,  giustamente, parla di “Metonimia  in cui il significante ha definitivamente sostituito il vero significato,  con  “un sovraccarico” e uno slittamento del senso e del significato della parola. C’è da segnalare  che non tutto viene completamente svelato; a dire il vero, alcune parole emergono dal flusso della scrittura evidenziandosi in modo prepotente e più compiuto, molto spesso, però, rimane anche assorbita o intrappolata nel tessuto fluido della superficie dell’opera in attesa di essere  opportunamente decifrata.  
Un viaggio in divenire,  trascorrente, pregno di sovrapposizioni  e stratificazioni di tracce di  pensiero che emergono in una dimensione  seppur labile. Ciò che  ha fatto Anna Boschi  in  tanti anni  di attività è  disseminare frammenti di senso oscuro in attesa che qualcuno  possa   concretamente raccoglierli e  interpretarli. Insomma, una sorta di “appunti privati”  in cui si evidenzia un lento e inesorabile trascorrere del tempo inteso come flusso  in costante movimento capace di metamorfizzarsi in segni emotivi e  in scarti poetici. Di certo, la ricerca, l’invenzione e l’interpretazione del presente hanno  bisogno di strumenti nuovi atti a mettere a fuoco e definire una nuova e possibile strategia. Segno, scrittura, calligrafia e colore si depositano  sulla superficie dell’opera sedimentandosi in lacerti di colore e in “parole incantate” che s’intrecciano tra loro alla ricerca di un nuovo e possibile ordine. Il collage, poi, è stato l’altro strumento  essenziale che ha permesso  all’artista bolognese  di mettere a fuoco  tale   problematica.  
Nelle recenti opere le “calligrafie” di Anna Boschi si “relazionano tra loro” per dare vita ad una “weltanschauung” del tutto originale supportata dall’uso del collage e anche dell’immagine  che si  integrano ora alla ricerca di una nuova forma, in un diverso  accordo poetico con il fattivo contributo di diversi materiali che partecipano attivamente ad un vibrare armonico e libero. La ricerca dell’artista bolognese è stata ancorata, da sempre,  all’evento  temporale che non viene mai definito e trattato in modo consequenziale come un normale e semplice racconto. Infatti, è la magia dell’apparizione che ha innervato in questi lunghi anni tutto il suo lavoro con  presenze e frammenti di materia  trovata e riutilizzata come  per esempio la carta e i cartoni o come le scritte di un libro o di un giornale. “Calligrafie, la vita segreta delle parole, il silenzio delle parole, per parole e immagini”, sono  solo alcuni  titoli di mostre che Anna Boschi ha realizzato durante questi lunghi 40 anni di attività.
Oggi, con i “progetti in-consci” del 2013, il tempo sembra che voglia davvero dilatarsi a dismisura con la materia che si trasforma  in lievi  e soavi impasti e  in delicate tonalità, con il conseguente affioramento di  “sottili incanti” che contagiano compiutamente gran parte dello spazio pittorico.
Un procedere decisamente assorto verso un altrove possibile; con le “Mappe  Geography” il dilatarsi dello spazio e del tempo  incorporano  opportunamente tracce  e frammenti di essenza in-conscia tra un divenire essenzialmente mobile,  in un rapporto di pura e collaborativa integrazione. Un tempo era la grafia e l’apparizione, ora  è il colore  e lo spazio dilatato “noosferico”  a interessare l’artista emiliana. Prima era il sudario e l’oscuro mistero, ora e la geografia degli spazi dilatati che diventano luoghi d’interesse e d’indagine conoscitiva. Nelle ultime opere, inoltre, si notano  in prossimità delle periferie delle tavole,  zone di collage tra immagine e parola concepiti come momenti provvisori di stasi prima di un nuovo  e altro incedere dentro la superficie dell’opera. Tracce e grafie, quindi, definite come memorie di tempo evanescente,  mappe  geometriche e nel contempo geografiche che si dilatano  a dismisura in delicate  superfici  di lilla brillanti e di grigi lucenti  che sembrano  distese infinite.  Sottili ansie affiorano a tratti qua e là. L’opera, tra la ricerca di un ordine e il momentaneo disordine raccoglie i “frammenti in-consci del nostro precario esistere” e si fa luogo e campo  di insolite apparizioni percettive alla ricerca di un nuovo valore e significato da assegnare al mistero delle cose.       
                                                    Giovanni  Bonanno,  luglio 2013